Quello che un tempo era conosciuto con il nome di mutuo INPDAP, a partire dall’1 gennaio del 2012 è stato accorpato con i servizi creditizi offerti dall’INPS.
L’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, infatti, è l’ente che gestisce tutto ciò che riguarda i prestiti ipotecari che vengono erogati in favore dei dipendenti pubblici o dei pensionati che hanno prestato servizio nel settore pubblico.
Pertanto, oggigiorno il mutuo INPDAP è conosciuto con il nome di Gestione Dipendenti Pubblici dell’INPS. Si tratta di un istituto che è stato creato proprio dall’Istituto di Previdenza con lo scopo di gestire le pratiche e l’assegnazione del finanziamento.
Mutuo ex INPDAP a tasso variabile
Proprio come per la maggior parte dei finanziamenti, anche il mutuo erogato dall’INPS in favore di dipendenti pubblici o di ex lavoratori del settore ormai in pensione, prevede il rimborso rateale del prestito con il versamento degli interessi.
La somma di denaro ottenuta a titolo di finanziamento da questa categoria di lavoratori, è ammessa e deliberata solo se è necessaria all’acquisto o alla ristrutturazione di una prima casa o di un box/posto auto di pertinenza della prima casa.
I tassi d’interesse che maturano sulla cifra da restituire possono essere fissi, cioè che non cambiano nel tempo, oppure variabili.
In quest’ultimo caso, il tasso che matura di mese in mese non è sempre lo stesso, infatti esso subisce l’influenza di fattori appartenenti al mondo dell’economia e della finanza.
Nonostante la maggior parte dei mutuatari sia propenso a scegliere la soluzione che prevede il versamento mensile di una rata predefinita e di un tasso che non cambia nel tempo ma che, per l’appunto, resta fisso, sono numerose le persone che scelgono il tasso variabile.
Quando il tasso è variabile, la rata prevista per il rimborso è comunque fissa e prestabilita nel contratto sottoscritto al momento dell’erogazione del prestito, a cambiare è infatti solo l’interesse che matura ogni mese.
Questo tipo di tasso d’interesse è equivalente all’Euribor a sei mesi, ma calcolato su base annuale, ossia su 365 giorni, allo stesso tempo, maggiorato di 200 punti base.
Mutuo INPDAP con tasso variabile 2024: cosa cambia?
I mutuatari che scelgono il tasso variabile hanno come unica grande differenza, rispetto a quelli che optano per l’interesse prestabilito e che non muta nel tempo, solo l’incertezza della rata da versare, proprio perché questa cambia in base all’aliquota degli interessi.
Per quanto invece riguarda il tempo previsto per il rimborso, un mutuo sottoposto ad un interesse variabile può essere restituito entro un minimo di 10 anni ed un massimo di 30, alla stregua dei mutui a tasso fisso. Allo stesso modo, per coloro che al momento della sottoscrizione del contratto di mutuo hanno un’età pari a 65 anni, la durata del prestito non può essere superiore ai 15 anni.
Mutuo ex INPDAP: meglio il tasso fisso o il tasso variabile?
Se al momento della stipula dell’atto il mutuatario nutre alcuni dubbi che riguardano il tasso d’interesse da far applicare al prestito – ricordiamo che la decisione è solo ed esclusivamente nelle mani del soggetto che sottoscrive il contratto di mutuo – egli ha l’opportunità di scegliere una delle due soluzioni (fisso o variabile), per poi decidere di cambiare in corso d’opera.
In pratica, dopo due anni dalla stipulazione del contratto di mutuo, il mutuatario ha la possibilità di cambiare il tasso da fisso a variabile e viceversa. Questa occasione è concessa una sola volta per tutta la durata del prestito.
Mutuo ipotecario INPS: surroga del tasso variabile
Quando si sottoscrive un contratto di mutuo ad un tasso d’interesse, sia esso fisso che variabile, dietro vi è un’attenta valutazione di diversi istituti di credito, con lo scopo di individuare quello che offre il prodotto più conveniente.
Per i lavoratori e i pensionati pubblici che vogliono beneficiare della Gestione Dipendenti Pubblici che è stata istituita presso l’INPS con lo scopo di sostenere ed aiutare economicamente coloro che hanno intenzione di acquistare o ristrutturare una prima casa oppure un garage/posto auto di pertinenza della prima abitazione, è prevista la possibilità, in seguito alla stipula del contratto di mutuo ipotecario ex INPDAP, di surrogare il prestito ottenuto dall’Istituto di Previdenza Sociale.
Grazie infatti al Decreto Bersani del 2007, ai mutuatari è riconosciuto il diritto di cambiare istituto di credito anche dopo la sottoscrizione del contratto di mutuo, senza pagare commissioni. In sostanza, se il soggetto che accende una prestito individua, nel corso dei 10/30 anni previsti per il rimborso, un altro istituto bancario che è in grado di offrire tassi d’interesse più vantaggiosi, egli ha la possibilità di trasferire il mutuo all’istituto che propone il prodotto migliore.
Questo discorso vale anche per i mutui ex INPDAP sui quali si applica un tasso d’interesse variabile. L’unica particolarità, per questo genere di casi, riguarda il trasferimento, non solo della somma di denaro da restituire, ma anche dell’ipoteca che caratterizza il muto erogato dalla Gestione Dipendenti Pubblici dell’INPS e dell’assicurazione posta a garanzia del finanziamento.
Dopo aver effettuato la surroga – che è gratuita per legge – la rata subirà delle modifiche, in genere al ribasso, perché il tasso sarà inferiore mentre la rimanente parte di prestito, che ancora deve essere rimborsato, resta la stessa.