Mutui Inpdap, meglio in regime di comunione o separazione dei beni?
Questa domanda è fatale in ogni famiglia: nel momento in cui si stipula un mutuo con un istituto di credito, è meglio essere tra coniugi in regime di comunione o separazione dei beni?
Ai fini assoluti, il regime di separazione dei beni prevede l’indipendenza della proprietà, cioè ognuno dei coniugi potrà essere separatamente proprietario di beni mobili ed immobili e l’unica vera applicazione di tributo diversa, sarà l’IVA agevolata per la casa (definita ‘Prima Casa’) in cui la coppia risiede, nella quale ha la residenza.
Però in una circostanza di richiesta di ‘mutui ex inpdap’, l’INPS (ricordiamo che con decreto Ministeriale l’Istituto Nazionale Previdenza Sociale ha assorbito il settore dei dipendenti pubblici e statali Inpdap al fine di ottenere risparmi sulla spesa gestionale pubblica), nelle Normative ‘Nuove regole per dipendenti pubblici e statali’ sono previste alcune clausole specifiche per coloro che richiedono questa forma di mutuo agevolata e limitata nell’erogazione delle concessioni.
Ogni quadrimestre, infatti, le sezioni regionali INPS deliberano le somme da erogare in supporto ai propri dipendenti pubblici e statali, regolarmente iscritti alla graduatoria di richiesta dei Mutui Inpdap.
Per essere ammessi a questa graduatoria, i richiedenti dovranno osservare le richieste ed una di queste richiede che nessuno dei due coniugi abbia altre proprietà sul territorio nazionale.
Quindi anche in regime di separazione dei beni, a parte alcune deroghe particolari, i ‘mutui ex inpdap’ sono concessi solamente a nuclei famigliari che non abbiano nessun’altra proprietà sul territorio italiano.
Quindi meglio la comunione dei beni?
In assoluto ogni coppia di coniugi determinerà a seconda della propria situazione, quale regime fiscale scegliere nel proprio status giuridico matrimoniale a livello fiscale: ovviamente la questione, posta con le premesse di cui sopra, escludono a priori manovre particolari come nel caso di coppie le quali, pur di avere due distinte proprietà immobiliari e richiedere agevolazioni fiscali in merito, soprattutto durante le fasi di stipula di Mutui Inpdap, non potranno avere altre proprietà.
Anche in caso di matrimonio in essere e non di separazione o divorzio, in regime di separazione dei beni se un coniuge acquista un bene immobiliare senza possederne altri gode delle agevolazioni di legge (il notaio in questo sarà chiaro ed esaustivo) previste soprattutto durante la compravendita.
Ripetiamolo ancora una volta per essere ancora più chiari: solo un dipendente pubblico o statale senza proprietà sue o da parte di un membro del nucleo famigliare su tutto il territorio italiano, potrà richiedere un ‘mutuo ex inpdap’, quindi non serve a nulla cambiare il proprio status, meglio mantenere il regime di comunione senza spendere cifre anche ingenti presso un notaio.
La comunione dei beni facilita l’acquisto di una casa con Mutui Inpdap cointestati
Se vi sono chiari i motivi di cui sopra, capirete che la separazione dei beni rende diverso l’approccio legale e notarile durante una richiesta di erogazione di mutui ‘ex inpdap’ da parte dell’INPS e la successiva iscrizione nelle graduatorie.
Una comunione dei beni consente la diretta co-intestazione della proprietà e del mutuo, addirittura, nel caso che entrambi i coniugi siano dipendenti pubblico o privati, è possibile richiedere il pagamento del mutuo compartecipando direttamente tramite prelievo dagli stipendi ai pagamenti della rata e ciò indirettamente è anche una forma di garanzia per l’ente erogatore.
Due stipendi direttamente gestiti dall’ente loro dedicato consente una maggiore sicurezza non solo all’INPS ma ai contraenti stessi.
Implicitamente, vista la particolare modalità dei Mutui Inpdap, lo stesso discorso vale per coniugi in pensione.
nfatti questa tipologia di mutuo agevolato si rivolge non solo ai dipendenti statali e pubblici in essere ma anche a coloro che godono del regime pensionistico dopo avere raggiunto il loro stato di ritirati dal lavoro come dipendenti pubblici. Tutto ciò che è stato scritto sopra si può quindi assolutamente applicare anche ad una coppia in regime di comunione di beni in pensione.
La comunione dei beni facilita l’erogazione del mutuo
Ovviamente stiamo rivolgendoci con questa premessa a coppie sane, innamorate, certe che il loro futuro assieme potrà vivere il sogno che ci si aspetta, solitamente equilibrate nelle finanze, la separazione dei beni si pone indispensabile (il futuro, si sa, è sempre un’incognita) se uno dei coniugi ha proprietà con valori molto superiori quindi con il rischio che, in caso di divorzio, debba rinunciare alla metà di esse come è previsto per la comunione dei beni.
In quali situazioni la comunione dei beni facilita i ‘mutui ex inpdap’?
Ciò avviene soprattutto nella co-intestazione della proprietà che diviene immediata e senza problemi se presente la comunione dei beni.
Ciò è assolutamente irrilevante perché, nel caso il coniuge contraente non abbia la possibilità di poter onorare le rate previste dal piano d’ammortamento del debito, la co-intestazione prevede che anche l’altro coniuge venga iscritto come terzo ipotecario, quindi pronto a rispondere alla situazione ‘di imbarazzo’ economico del richiedente senza rischi di iscrizione nel Registro dei cattivi pagatori, l’applicazioni di penali che si tramuteranno in percentuali maggiorate sino all’estinzione del debito, il rischio di perdita della proprietà con successiva messa all’asta dell’immobile.